Supereroe multitasking o vittima designata?

In un’epoca in cui anche la Pubblica Amministrazione italiana si sveglia e istituzionalizza la figura del Social Media Manager (grazie alla Legge 69/2025 e al piano per assumere oltre 16.000 professionisti), forse è il momento giusto per fare chiarezza: chi è davvero questa figura mitologica che tutti cercano e pochi valorizzano?

Oggi, almeno sulla carta, si punta su figure qualificate, capaci di tradurre in linguaggio umano e accessibile temi spesso complessi e ostici. Ma la sfida resta: le PA devono imparare a riconoscere la differenza tra un social media manager e un social media user. Perché scrivere su Facebook non è come fare comunicazione pubblica.

Lo stereotipo – invece – vuole il social media manager come una sorta di influencer mancato, che passa la giornata tra meme e gif, bevendo cappuccini mentre “posta”. La realtà – soprattutto per chi lavora nel settore con etica e competenza – è ben diversa: è una professione trasversale, ibrida, che richiede una montagna di competenze e la capacità di comunicare con empatia, strategia e una buona dose di cinismo operativo.

Cosa viene richiesto oggi ad un Social Media Manager?

Nel 2025, la lista delle competenze richieste a un SMM sembra uscita da un incubo HR:

  • Strategia: definizione del tone of voice, obiettivi, messaggi, pianificazione dei contenuti.
  • Copywriting: testi per post, campagne, caption, newsletter, landing page.
  • Grafica: realizzazione visual (spesso anche animazioni o caroselli complessi).
  • Video making: creazione e montaggio di contenuti video nativi, verticali, virali.
  • Fotografia: shooting di prodotto, ambienti, eventi.
  • Gestione piattaforme: pubblicazione, community management, customer care.
  • Advertising: sponsorizzazioni, gestione budget, report e KPI.
  • Analisi dati: lettura dei risultati, ottimizzazione contenuti e strategie.

E se avanza tempo? Anche un po’ di PR digitale e creazione piani editoriali a lungo termine.

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La dura verità? Nessuno può farlo tutto, bene, da solo.

Meglio formare una risorsa interna o esternalizzare?

La domanda più gettonata tra PMI, freelance e associazioni: investo su una risorsa interna o affido il lavoro a un’agenzia o freelance?

🙌 Vantaggi della formazione interna

  • Maggiore conoscenza del contesto e dei valori aziendali
  • Coerenza nella comunicazione interna/esterna
  • Presenza quotidiana nel flusso operativo

😭 Svantaggi della formazione interna

  • Costi di formazione e aggiornamento continui
  • Rischio burnout (vedi sopra)
  • Dipendenza da una sola persona (fragilità operativa)

🙌 Vantaggi della esternalizzazione

  • Accesso a competenze più avanzate e diversificate
  • Maggiore flessibilità operativa
  • Prospettiva esterna, più strategica

😭 Svantaggi della esternalizzazione

  • Allineamento culturale più difficile
  • Necessità di tempo per briefing e onboarding

E il burnout? Il vero nemico del social media manager moderno

Quando chiedi a un social media manager di:

  • creare contenuti visual
  • gestire tutti i canali
  • scrivere come un copy esperto
  • montare video
  • fare report dettagliati

… non stai risparmiando. Stai semplicemente ritardando l’inevitabile: l’abbandono del professionista, la perdita di qualità, o entrambe.

La comunicazione è un lavoro di squadra. E il social media è il frontman: lo metti a suonare anche la batteria e fare le luci, poi ti lamenti se il concerto fa schifo.

social media manager: definizione

Come scegliere il SMM giusto? 5 consigli umili ma fondamentali

  1. Definisci il tuo bisogno reale: Ti serve strategia, operatività, o entrambi?
  2. Chiedi portfolio e casi concreti: I follower contano meno dei risultati.
  3. Valuta la sintonia: La comunicazione è relazione. Meglio una mente brillante ma distante, o una persona in linea con il tuo approccio?
  4. Testa la reattività: Il social è velocità. Se il professionista impiega una settimana per rispondere a un’email, forse non è il profilo adatto.
  5. Non scegliere solo per budget: Il low cost nella comunicazione spesso si paga due volte. Prima con risultati scarsi, poi con un cambio in corsa.

Il Social Media Manager è una figura strategica, non una risorsa jolly. Chi lavora nella comunicazione sa che il lavoro più difficile è quello invisibile: pensare, anticipare, prevedere. Il SMM è l’interfaccia digitale di un brand, un comune, una PMI o un progetto personale. È il primo e spesso unico punto di contatto con il pubblico. Trattarlo come un tuttofare non è solo ingiusto: è inefficace.

E se proprio vuoi risparmiare, fallo altrove. Non sulla tua voce.

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