L’IA, i dati e la falsa illusione del “tutto Facile”

come sopravvivere agli LLM senza regalare l’anima (e i dati) all’intelligenza artificiale.

I Large Language Models (LLM) come ChatGPT, Claude o Gemini non sono solo strumenti futuristici per nerd o startup della Silicon Valley. Sono già parte integrante della nostra quotidianità: scrivono email, generano contenuti, rispondono ai clienti e, a volte, sembrano persino più empatici di certi colleghi. Ma attenzione: ogni volta che interagiamo con un LLM (o IA) non stiamo solo ottenendo una risposta. Stiamo anche condividendo dati personali, preferenze, abitudini e, soprattutto, il nostro stile comunicativo. Questi modelli apprendono da noi, assimilano il nostro modo di esprimerci e lo utilizzano per affinare le loro risposte future.

Ma cosa sono questi LLM?

Sono modelli addestrati su tonnellate di testi per simulare il linguaggio umano. Non pensano, non provano emozioni e non si disperano se il cliente cambia idea 14 volte sul logo. Rispondono, punto.
E no, non rubano il lavoro ai creativi bravi. Al massimo, agli “esperti” che copiavano i post motivazionali di LinkedIn, ai cugini che facevano i post a due lire o a chi ha una conoscenza basic della propria (o altrui) lingua madre.

Perché nel marketing oggi serve l’IA

Il lavoro del marketing non è più solo creativo. È diventato un triathlon continuo tra dati, contenuti, report, e clienti che vogliono “più visibilità” nel mare magnum del digitale. Qui l’Intelligenza Artificiale può davvero dare una mano — non per fare il lavoro al posto tuo, ma per toglierti qualche attività ripetitiva e lasciarti spazio per le cose che contano.

Ecco dove l’IA – oggi – è più utile nel marketing:

  • Creazione di contenuti: l’IA può suggerirti idee per post, articoli, email, ma il tocco finale deve essere sempre tuo. Oramai anche l’intelligenza artificiale “ha un suo stile” ed è riconoscibile da chi la usa.
  • Analisi dati: Strumenti di AI aiutano a leggere dati, report, trend di mercato. Ti dicono il cosa. Il perché e il come migliorare, quelli sono ancora affari tuoi.
  • Automazione task ripetitivi: invio di email, risposte base ai clienti, programmazione, funnel Se ciò che fa, lo fa bene o male, tocca sempre a te scoprirlo.
  • Ricerca di mercato e competitor: alcuni strumenti di AI possono setacciare il web e darti una panoramica su tendenze e mosse dei competitor. Così puoi smettere di spiare l’account Instagram del concorrente come un ex geloso.
  • Personalizzazione su larga scala: l’IA aiuta a segmentare il pubblico e personalizzare le comunicazioni. Perché il tempo delle “newsletter per tutti” è finito, e i clienti si aspettano che tu parli a loro, non a chiunque respiri.

Nel vasto ecosistema del marketing digitale quindi, gli strumenti basati su LLM sono diventati compagni di scrivania (virtuale) insostituibili per molti professionisti. Non si limitano più a rispondere a domande generiche o a suggerire titoli accattivanti. Oggi, questi strumenti aiutano a creare copy su misura, a generare contenuti SEO ottimizzati, a rispondere ai clienti con chatbot personalizzati e persino ad automatizzare le sequenze di email marketing. Dalla redazione di articoli alla segmentazione avanzata di pubblico, dai test A/B automatizzati fino alla creazione di idee per intere campagne: il supporto che offrono copre ormai tutte le fasi della comunicazione moderna.

Ma non tutti gli strumenti sono creati uguali. Alcuni — come ChatGPT, Jasper o Copy.ai — sono progettati per semplificare la vita anche a chi non ha competenze tecniche. Altri, più avanzati come Surfer AI o Drift, richiedono una certa familiarità con concetti di SEO o automazione. Per questo abbiamo creato la nostra Umile Rating™: Una bussola che aiuta chi vuole approcciare all’intelligenza artificiale in base alla semplicità d’uso e al tempo che si è disposti a investire. Questo nella speranza di sfatare il mito che adesso chiunque può produrre un contenuto testuale, come se saper leggere i risultati forniti, o inserire i giusti prompt sia dominio di tutti. No, chi non aveva cultura comunicativa prima, non la acquisisce con l’uso di LLM, al massimo ci prova con una grammatica più corretta del passato.

La vera sfida, pillar in Marketing Umile, non è solo usare questi strumenti, ma farlo con criterio e responsabilità. L’obiettivo non è produrre più contenuti possibile, ma generare valore senza sovraccaricare le risorse (umane, economiche e ambientali). Automatizzare le attività ripetitive è intelligente. Sostituire il pensiero critico con le scorciatoie non lo è. Perché alla fine, anche nel marketing dell’era artificiale, il pensiero umano resta la risorsa più preziosa.

Di seguito una Umile Rating per orientarti tra gli LLM disponibili, le loro funzioni e la loro semplicità di utilizzo.

Strumento/ToolFunzione principaleUmile Rating(0 difficile -5 Umile)Nota Umile
ChatGPT (OpenAI)Copywriting, strategia, SEO draft5Se sai fare una domanda, sai già usarlo.
Claude (Anthropic)Testi lunghi, ragionamento4Più raffinato, ma un filo più complesso da istruire.
Gemini (Google)SEO, ricerca, copywriting4Facile, ma Google cambia le regole ogni mercoledì.
JasperCopy marketing, campagne, email5Pensato proprio per marketer. Si configura in pochi clic.
Copy.aiCopy social e adv5Usabilità livello “anche il CEO può provarci”.
WritesonicBlog, SEO, email5Plug & play per chi non ha tempo.
AnywordCopy conversioni e A/B test4Potente ma serve un po’ di pazienza all’inizio.
Surfer AISEO content3Ottimo, ma richiede conoscenze SEO di base.
Frase.ioRicerca e contenuti SEO4Usabile, ma chi non ama le keyword potrebbe sudare.
ScalenutRicerca keyword, copywriting4Utile per i team SEO-oriented.
Intercom fin AIChatbot clienti5Setup semplice per aziende piccole e medie.
Drift AIChatbot B2B3Richiede integrazioni tecniche.
Freshchat AICustomer service5Pronto per chi vuole risposte rapide e personalizzate.
LavenderEmail marketing5Facile, consigliato anche per i commerciali umani.
FlowriteEmail automation5Scrivere email diventa più semplice di inviarle.
Seventh Sense AIOttimizzazione invii email4Configurazione base semplice, avanzata più impegnativa.
Notion AIBrainstorming, copy, calendario5Se sai usare Notion, è quasi un gioco.
Zapier AI ActionsAutomazione marketing3Serve un po’ di tempo per imparare i flussi.
HubSpot Content Assist.Copywriting, SEO, automazione4Ottimo ma meglio avere già familiarità con HubSpot.

I tuoi dati: il tuo petrolio

Ogni volta che chiedi a un’IA di scriverti una mail o di suggerirti la caption per Instagram, le stai raccontando un pezzo della tua vita. E qui parte il dilemma: Quanto siamo consapevoli di questi dati che cediamo con l’entusiasmo di chi accetta un biscotto da uno sconosciuto?

Ogni volta che ci affidiamo a un’intelligenza artificiale per scrivere un testo, generare un’immagine o produrre un video, non stiamo semplicemente utilizzando uno strumento: stiamo elargendo dati.

L’intelligenza artificiale, per sua natura, è artificiale. Non ha morale, non ha senso critico, non distingue tra lecito e illecito, tra rispetto e abuso. Questi principi devono metterceli gli utenti: noi.
ia e llm, dati e copyrights: cose da sapere

il Far West digitale: Copyright, Termini & Condizioni

“Accetti i termini di servizio?” — clicca Sì, perché chi li legge mai, vero?
Beh, male. Perché in quel “Sì” potresti aver appena accettato di regalare i diritti del tuo prossimo capolavoro alla Silicon Valley.

Nel momento in cui scriviamo un prompt — una richiesta — non trasmettiamo solo informazioni pratiche. Consegniamo alla macchina frammenti del nostro stile, del nostro pensiero e, in fondo, della nostra identità. Le parole che scegliamo, le metafore ricorrenti, il tono (ironico, formale, leggero), tutto viene letto e assimilato dal sistema. Nel tempo, questi modelli non solo apprendono il linguaggio in senso generale, ma iniziano a riconoscere e replicare il nostro modo di comunicare. Ciò che pensavamo fosse una semplice interazione tecnica si trasforma in una cessione, silenziosa ma significativa, del nostro “io comunicativo”.

Lo stesso accade con le immagini. Quando chiediamo a uno strumento come Midjourney o DALL·E (che usano LLM ma non sono LLM) di creare una visual basata su certe preferenze estetiche, non offriamo solo un’idea vaga. Esprimiamo scelte che parlano di noi: palette di colori predilette, composizioni visive che riflettono il nostro gusto personale, stili artistici che richiamano il nostro background culturale o professionale. L’IA impara a riconoscerli e, spesso, li utilizza per affinare non solo le nostre future creazioni, ma anche quelle di utenti ignari dall’altra parte del mondo. È qui che si insinua un problema poco discusso ma urgente: Chi detiene i diritti su queste nuove creazioni?

La fusione di migliaia di opere esistenti — alcune protette da copyright — combinate con il tuo gusto personale, genera un’opera ibrida. Ma a chi appartiene? A te che l’hai ideata? Alla piattaforma che ha processato il prompt? Agli artisti originali di cui lo stile è stato (magari inconsapevolmente) imitato?

E soprattutto: Siamo certi di avere il diritto morale e legale di utilizzare e diffondere queste immagini?

Nel marketing e nella comunicazione visiva, queste domande non sono più teoriche. Sono scelte quotidiane che richiedono consapevolezza, rispetto per il lavoro altrui e, sì, anche una buona dose di umiltà tecnologica. Perché l’intelligenza artificiale non è solo un generatore di contenuti: è un amplificatore delle nostre decisioni etiche, estetiche e culturali.

Il sogno dell’automazione totale si scontra, pertanto, con la dura realtà della legislazione e con l’etica, troppo spesso relegata a postilla nelle condizioni d’uso. Questa non è una semplice questione tecnica o giuridica. È una riflessione più profonda sull’uso consapevole delle tecnologie.

Usare questi strumenti non è sbagliato. Anzi, possono essere preziosi alleati nel lavoro creativo e nel marketing, ma solo se impiegati con giudizio. Significa chiedersi non solo cosa possiamo ottenere, ma a quale prezzo umano, ambientale e culturale.

Ma l’ambiente? L’IA consuma. Eccome se consuma.

Ogni “Ciao ChatGPT” costa energia. Non tanta quanto accendere una discoteca a Ibiza, ma nemmeno poca.
L’uso massiccio di LLM comporta un consumo energetico significativo. Ogni richiesta inviata a un modello richiede energia per l’elaborazione e, spesso, per il raffreddamento dei server che lo ospitano. Secondo alcune stime, una singola query può consumare fino a dieci volte l’energia di una ricerca tradizionale su Google. Inoltre, la formazione e l’aggiornamento di questi modelli richiedono enormi quantità di dati e risorse computazionali, contribuendo all’emissione di gas serra e al consumo di acqua per il raffreddamento dei data center. Un impatto ambientale che spesso viene sottovalutato, ma che ha conseguenze reali e tangibili.

L’Uso Umile dell’IA: tra mito e realtà

L’intelligenza artificiale può essere un alleato. Ma solo se capiamo bene cosa fa, cosa sa e cosa prende.
E se ogni tanto ci ricordiamo che nessun algoritmo può sostituire il buon senso e la creatività di un umano che ama il suo mestiere (e che cambia password ogni tanto).

In Marketing Umile non facciamo finta che l’IA sia il male assoluto (abbiamo già abbastanza cattivi nel marketing tradizionale, grazie).
Crediamo però che vada usata con testa e con etica.

AI e funzioni etiche: automazione
AI e funzioni etiche: analisi dati
AI e funzioni etiche: creazione contenuti

Usi in modo etico i tuoi strumenti digitali? Se non ne hai la certezza, se la risposta e no o se non hai idea di come utilizzare l’intelligenza artificiale nel tuo business, non ti resta che una cosa.

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